"Mille
violini suonati dal vento
L'ultimo
abbraccio, mia amata bambina
Nel
tenue ricordo di una pioggia d'argento
Il
senso spietato di un non ritorno"
-
L'ultimo bacio, Carmen Consoli
È cosi
strano tornare a scrivere dopo quasi un anno di pausa che credo di aver
dimenticato come si faccia, però ho così tanto bisogno di raccontare questa
piccola parentesi di paradiso da avere la forza di riprendere carta e penna.
Quanto è bello tornare ad avere l'energia di fare qualcosa dopo un anno di
completa apatia? Quanto è strano rimettere insieme i pezzi e ricominciare a
vivere senza i pesi del passato? Quanto è prezioso incontrare qualcuno che ti
fa scoprire una nuova te che credevi tanto di conoscere e che invece si è
rivelata una completa estranea?
Quando due settimane fa preparavo di fretta la valigia per partire non credevo
di certo di poter vivere così intensamente quella che pensavo sarebbe stata una
vacanza di riposo e tranquillità con una delle mie più care amiche, e che invece
mi ha ridato quella spensieratezza che non avevo più dai primi anni di liceo,
prima che certi pesi mi si caricassero sulle spalle rallentando la mia corsa
verso la felicità. Non potevo sapere che avrei riso a crepapelle come ormai non
facevo da quasi un paio d'anni grazie a delle persone completamente sconosciute
e che nel giro di pochissimo tempo hanno conquistato il mio piccolo cuore a
volte fin troppo freddo per essere così giovane. E di certo non avevo previsto
di condividere il mio tempo con un uomo -non mi ritenevo pronta per rituffarmi
in una nuova storia- e soprattutto non pensavo davvero che sarei mai riuscita a
lasciarmi andare così tanto in così poco tempo. Chi sono io e cosa ne è stato
della ragazzina paranoica che non prova fiducia per nessuno?
Ho passato i primi due giorni a guardarlo lavorare al chiosco mentre prendevo
il sole sdraiata comodamente sul mio lettino facendo attenzione a non essere
scoperta, e scherzavo con Marghe dicendo che giocava a fare il gioco
dell'indifferenza visto il suo apparente disinteresse. Che invece poi
disinteresse non era. Ci guardavamo e ci studiavamo piano piano, prendendo le
misure uno dello spazio dell'altro, e non pensavo realmente che uno come lui
potesse anche solo guardarmi. Era troppo bello, troppo grande, troppo schivo,
troppo impegnato e chiuso nel suo mondo. Lo osservavo in silenzio perché non
sapevo dove trovare uno spiraglio per entrare di soppiatto nella sua mente, e
così ho aspettato lo facesse lui volendo rispettare i suoi tempi. E così ha fatto.
Venerdì mi sono alzata alle sei perché i pensieri non mi facevano dormire, così
mi sono vestita di fretta e sono scesa in spiaggia a godermi l'alba e prenotare
i lettini prima che finissero, e ammetto di essermi divertita molto nonostante
l'orario visto il modo in cui lo osservavo discutere con le vecchiette esigenti
che volevano scegliere i loro ombrelloni. Ero convinta sarebbe stata una
giornata no visto che lui per primo l'aveva definita "una mattina da
entrambi i piedi sbagliati" in cui era meglio evitarlo per non essere
maltrattati, e invece proprio in quel momento mi ha parlato per la prima volta
chiedendomi se avessi freddo facendo una battuta acida sul comprarmi una
coperta che mi ha fatto ridere di cuore, così come a fine giornata il ritirarmi
il lettino alle sette e ventinove invece che a mezza, giusto per farmi un
dispetto. Dispetti che poi sarebbero diventati quotidianità, trasformandoci in
due bambini nonostante entrambi non lo fossimo più da un pezzo, soprattutto lui.
E poi la sera. Dio quella sera. L'ultima volta che ho fatto così tante follie e
esperienze in una sola notte nemmeno me lo ricordo, ma solo da ragazzina
riuscivo ad essere così audace e spericolata. Mi ero dimenticata come ci si
sentisse vivi a fare cazzate. Mi ero dimenticata tante, troppe cose.
Quando sono arrivata al chiosco e l'ho visto fuori a fumare avevo già capito
che mi avesse puntato e ho avuto brividi lungo la schiena per tutto il
bagnasciuga, non aspettandomi di certo un cambio di rotta così veloce. Avevamo
iniziato a parlarci da solo un giorno eppure nessuno dei due sembrava avere
intenzione di nascondere l'attrazione e l'interesse reciproci, come se la
vergogna non fosse nemmeno contemplata. Come se vivessimo in un mondo nostro in
cui le convenzioni non hanno forma. Ci siamo guardati e ci siamo piaciuti e
ammetto che è davvero bello quando le cose sono così semplici, anche se poi
semplici non lo sono state.
Mi ha offerto un cocktail e ci siamo finalmente presentati con quell'imbarazzo
di chi forse sta correndo troppo, e credo di essere arrossita parecchie volte
per le troppe attenzioni che mi dava, forse non essendo più abituata ai
complimenti. Continuavamo a guardarci finché ha raggiunto il mio tavolo e
abbiamo iniziato a chiacchierare: ammetto di essermi sentita appagata nel
comportarmi così da adulta, anche se poi sono finita col prendermi subito una
gran cotta come la più ingenua delle bambine. Sembrava di essere in uno di quei
film in cui i protagonisti si incontrano in un locale raffinato e in pochi
minuti si innamorano uno dell'altro mentre sorseggiano Martini con uno
stuzzicadenti e un paio di olive. E un po' è successo anche a noi.
Sono sempre stata una gran paranoica e negli ultimi tempi la cosa è peggiorata,
soprattutto nei confronti degli uomini per i quali ho sviluppato un vero e
proprio timore, perciò non so cosa diavolo mi passasse per la testa quando l'ho
seguito sugli scogli per stare da soli: il rischio che ho corso credo renda
l'idea di quanto fossi presa. E stregata. Il resto della notte lo custodisco
gelosamente nel mio cuore e non ho intenzione di condividerlo con nessun altro,
ma so per certo che non lo dimenticherò mai. Avevo scordato quanto è bello
sentire la pelle di qualcun altro addosso. Le mie guance giovani graffiate
dalla sua barba, le braccia forti che mi stringevano come se davvero il mio
corpo valesse qualcosa, le bocche unite una all'altra senza staccarsi mai, la
sabbia addosso. il suo respiro. Non mi sono fermata nemmeno dopo che mi ha
confidato quel segreto, che poi era la gioia più grande della sua vita ma per
me era un colpo al cuore: eppure l'ho accettato perché mi è bastato guardarlo
parlare di lui per capire che non si può aver timore di una cosa così pura. Di
un bene così sincero.
La mattina dopo ridevamo come scemi tra gli sguardi di fuoco delle pettegole
della spiaggia, forse infastidite per la sua gentilezza nei miei confronti che
non riservava a nessun altro, e forse perché la distanza d'età era evidente e
la cosa le sorprendeva. Lui sembrava divertito tanto da starmi sempre addosso,
giusto per non lasciare dubbi a nessuno, e ha passato la giornata a girare
sotto il mio ombrellone a punzecchiarmi, e così il giorno dopo e quello dopo
ancora. E ogni sera come una sciocca mi truccavo al meglio e andavo a fargli
compagnia mentre lavorava, spesso tirando orari assurdi per aiutarlo a fare
chiusura. Eppure non mi pesava dormire un paio d'ore a notte e non mangiare
nulla: lui era la mia fonte di energia. Non mi capitava da P., Dio, quanto è strano scrivere di un uomo che non sia P.?
Le serate a scherzare con lui e gli altri ragazzi del chiosco penso che non le
scorderò mai, anche solo per l'atmosfera di gioco e di leggerezza che si
creava: mi sentivo a mio completo agio come se li conoscessi da sempre e non è
decisamente una cosa che mi capita spesso. Mi presentava sempre agli amici che
passavano a salutare e a volte mi sentivo un po' un trofeo, ma non mi sono mai
sentita fuori luogo o in imbarazzo, è sempre stato in grado di capirmi e credo
che questo sia l'importante. Anche se alcune sere non ne potevo più delle sue
battutine decisamente fin troppo spinte e i suoi aneddoti che avrebbero fatto
arrossire anche la più audace delle donne: però mi divertivo e questo è ciò che
conta.
Dieci giorni volano in fretta quando si sta bene e non so nemmeno come ci sono
arrivata al giorno della partenza. Ho passato ogni minuto con lui eppure mi
sembra così poco tempo, ma forse anche cento anni sarebbero stati pochi in quel
piccolo paradiso che avevamo creato. L'ultima sera è stata molto amara perché
avevo la consapevolezza di dovergli dire addio e non ero pronta. Lui poi,
scazzato com'era, non ha aiutato: eravamo entrambi tristi ma non siamo stati in
grado di ammetterlo. È stato terribile guardarlo sapendo di dover memorizzare
il suo viso perché non lo avrei più rivisto: cercavo di imprimere ogni cosa
nella memoria ma sapevo che sarebbe stato tutto vano. Quante cose avrei voluto
dirgli ma non ho avuto il coraggio, terrorizzata dall'idea di rovinare il
ricordo di questa bellissima vacanza.
Quando ci siamo abbracciati avrei voluto non lasciarlo più perché sapevo bene
che non sarebbe mai più successo. Mi ha fatto un discorso dolcissimo, a tratti
paterno, che mi ha lasciato il cuore a pezzi. Avevo gli occhi lucidi e ho fatto
di tutto per nasconderli, ma ovviamente a lui non è sfuggito, non gli sfuggiva
mai niente che riguardasse me. In quel momento ho capito che non era solo
flirtare o piacersi: ci eravamo affezionati uno all'altro nel modo più sincero
possibile. Ero convinta di essere impassibile e invece mi sono resa conto che
forse un po' innamorata lo ero, e lo avevano capito tutti lì a parte me: non
credo che anche lui fosse innamorato, ma si era davvero legato a me, così vulnerabile e innocente. Mi sono presentata da donna adulta e
l'ho salutato come la più ingenua delle bambine, ma so che lui mi ha apprezzato
lo stesso.
Ciò che mi mancherà più di tutto sono le sue coccole. Le carezze sui capelli la
mattina presto, il solletico ai piedi mentre dormivo sul lettino, i grattini
alle braccia mentre dormivamo insieme in spiaggia, i baci sul collo e sulle
spalle, i continui abbracci da dietro. La brioche al cioccolato più grande di
tutte riservata a me, i buffetti sulle guance, il mio corpo stritolato quando
dicevo di aver freddo e il ciuffo davanti dei miei capelli riportato dietro
l'orecchio. Sono sempre stata una grande stronza, molto fredda e distaccata e
che detesta ogni tipo di contatto fisico, ma da lui mi facevo coccolare come
una bambina. Ho proprio scoperto un nuovo lato di me che avevo bisogno di
tirare fuori. Ho bisogno di amore e affetto anche io. E non lo sapevo. O forse
lo sapevo ma non me ne rendevo conto. Però è bello abbassare le barriere e
spogliarsi dalle debolezze, pronti per essere accolti nelle braccia confortanti
di qualcuno che ci ama. È bello scoprire e scoprirsi, anche quando si credeva
di sapere tutto di sé.
Ho fatto tutto il viaggio di ritorno piangendo disperata sul treno mentre
ascoltavo nelle cuffiette "Questo piccolo grande amore" di
Baglioni e ripensavo a tutto ciò che avevo appena vissuto. Ho pianto anche la
mattina dopo appena sveglia, quando mi sono ritrovata in camera mia e non nella
casa al mare di Marghe, pronte per andare in spiaggia. E ho pianto anche per
qualche sera perché mi mancavano i suoi baci. Però non ci sto male, perché in
fondo piangere fa bene, ci si sfoga, e più si soffre più significa che si è
vissuto qualcosa di davvero indimenticabile. Delicato. Sincero. Ho vissuto
momenti che ora sono ricordi che custodirò per il resto della mia vita.
Spero di non dimenticarlo mai, soprattutto il suo viso e i suoi occhi
emozionati mentre parla del suo mostriciattolo e lo descrive con parole dolci,
le stesse con le quali sogno che qualcuno parli di me. E gli auguro che un
giorno capisca il bene immenso che prova per lui.
Le cose hanno un inizio e una fine, lo ha detto pure lui. Devo solo ripetermelo
all'infinito finché non mi convinco.
"Di
quei violini suonati dal vento
L′ultimo
bacio, mia dolce bambina
Brucia
sul viso come gocce di limone
L'eroico
coraggio di un feroce addio"
- L'ultimo bacio, Carmen Consoli