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Mary Loú Hill. Peace, love, empathy.

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30 novembre, 2019

Rumore

Ho smesso di preoccuparmi di cosa pensano gli altri da un po’ ormai, più o meno da quando mi sono resa conto di quanto sia breve e irrazionale la vita. Di quante pare ci facciamo senza renderci conto che un giorno saremo polvere, e non importerà più a nessuno se a quella festa abbiamo indossato un vestito fuori moda o se all’interrogazione di matematica abbiamo fatto scena muta. Se abbiamo scritto a quel ragazzo invece di aspettare che lo facesse lui.
Ho smesso di preoccuparmi dell’inutile, non dopo aver visto quanto le cose possano cambiare da un momento all’altro. Quanto sia difficile rimanere a galla mentre si sta affogando in un oceano di lacrime. Non dopo aver visto morire gente troppo giovane, troppo buona, troppo innocente.
Cerco di godermi le piccole cose belle perché so che tra poco tutto svanirà, ed io non sarò più la stessa di prima. La calma finirà, cambieranno parecchie cose, e tutto ciò che ho ora, un giorno non lo avrò più.
Lo vedo negli occhi di mia madre ogni mattina, con il volto ormai invecchiato di dieci anni, mentre fa i conti con il malore di questa estate, che non la farà più tornare come prima. Lo vedo nel viso dell’unico ragazzo che io abbia mai amato in vita mia, ormai segnato dai tormenti e dall’oscurità del vicolo cieco che ha scelto di prendere. Lo vedo sul mio corpo ogni volta che mi specchio, la mattina presto o la sera prima di andare a dormire: ho tutto scritto addosso. L’ansia, la paranoia, i tremori, le paure, i pianti, le delusioni, la frenetica ricerca di attenzioni vane, il pensiero costante di perdere chi amo. La mia cazzo di testa che non smette mai di funzionare, nemmeno quando dormo. 
Ho gli incubi ogni santa volta che chiudo gli occhi, ogni cazzo di volta: sogno chi ormai non c’è più, illudendomi di averli ancora accanto a me, per poi svegliarmi di colpo e ricordarmi, sempre e per sempre, la dura verità. È un periodo in cui mi sento follemente felice e profondamente triste allo stesso tempo. Come quando vinci un premio ma in cuor tuo sai di non meritarlo, e allora ti rimanere quel gusto amaro in bocca per giorni interi. 
Sono andata ad un concerto che sognavo da tempo, ho conosciuto tantissima gente, mi sono innamorata di due occhi blu che non ho più rivisto, ho cantato a squarciagola e saltato tutta notte. Poi sono andata a ballare mille volte, ho preso tanti bei voti a scuola, ho anche conosciuto un ragazzo che è gentile e pacifico come lo desidera ogni madre per la propria figlia. 
Eppure mi manca qualcosa. Vorrei sentirmi libera una volta tanto, sbloccarmi, distruggere le catene che frenano il mio cervello. Ci sono sere che mi sento spenta, come cenere abbandonata sull’asfalto freddo di qualche cittadina anonima. Altre notti ho un fuoco dentro, che mi brucia viva lacerandomi la pelle.
Ho diciotto anni, ma spesso me ne sento trenta in più. Vorrei godermi le cose con spensieratezza, ma non ne sono proprio capace. Più ci provo e più peggioro. Forse ci sono persone che non sono fatte per vivere tranquille in questo mondo, e da un lato sono grata di non essere come gli altri. 
Però a volte, nel profondo del mio cuore, vorrei poter respirare a pieni polmoni e godermi il momento senza pensare ad altro. Vorrei tornare a prima che te ne andassi.

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