Vivo con la corda del tuo ricordo che
mi stringe il collo sempre di più, fino a strozzarmi. Vaffanculo, Che. Mi hai
lasciato sola in un mare di merda ed io manco so nuotare.
In questo periodo ho certi pensieri
che mi fottono in cervello, mi fanno venire idee strane, contorte, scorrette,
eppure così affascinanti. La mente non mi si spegne mai, nemmeno per un
secondo. Non si ferma, non riesco nemmeno a tenere il fiato, talmente va
veloce.
Ho la testa di una persona che vuole
scalare il mondo imprigionata nel corpo di una che ha paura di tutto. Questo
posto è la mia cella e i fantasmi nel mio cervello fanno da sbarre. La chiave
dev'essersi smarrita in un oceano di lacrime.
Sapessi del panico di ogni volta che
salgo su una macchina, con le gambe perennemente tese e gli occhi che
controllano ogni cosa. Sapessi dell'attacco che ho avuto l'altra sera, mentre
stavo su un treno desolato e all'improvviso mi sono ritrovata persa nel buio.
Sapessi di quanto sono diventata paranoica, per il timore di perdere qualcun
altro.
Lo so, mi sono ridotta male. Colpa
tua. E di sto schifo di posto che non mi fa respirare. Colpa mia che non riesco
a voltare pagina.
È estate e già mi viene da piangere a
pensare di ritornare in quella scuola, dove ogni cosa mi ricorda te e di come
ci siamo reincontrati. E ogni cazzo di giorno mi sbatte in faccia che tu ora
non ci sei più. Fa schifo rivedere i posti che per noi sono stati importanti
così vuoti e grigi, sfioriti dalla tua mancanza.
In questo periodo ho i pensieri che
mi martellano il cervello fino a ridurlo in mille pezzettini. Non riesco
proprio a darmi pace, a fermarmi, a prendere il respiro e sedermi per un po'.
Passo le notti a sfregare il viso nervosamente e digitare frasi senza senso
sulle note del cellulare.
È che ho troppe domande a cui nessuno
riuscirà mai a rispondere. Ho dubbi che nessuno risolverà mai. Però mi fanno
impazzire lo stesso.
Chissà se morirò domani o tra
cent'anni. Me lo chiedo spessissimo, sai? Mi pongo mille quesiti senza mai
riuscire a rispondere a mezzo. Lo faccio così, giusto per torturarmi.
A volte mi guardo le tue foto di quel
periodo solo per farmi del male. Ci sono giorni in cui quello che è successo mi
pesa, altri in cui mi uccide. Ci sono sere che durano anni, perché io ci sto male
e la gente non se ne rende nemmeno conto.
Chissà come saremmo ora, se io quel
giorno non avessi fatto un passo indietro, se non avessi avuto i soliti inutili
dubbi; come starebbero le cose adesso, se io ti avessi anche solo scritto un
messaggio quella sera. Magari ti avrei salvato.
Mi è cambiata la vita quel giorno. Mi
sarei aspettata di tutto quella mattina, ma non di leggere su un giornale
online del cazzo che tu non c'eri più. Alla fine le cose peggiori accadono
esattamente come le migliori: quando non ce le aspettiamo. Te lo giuro, in quel
momento sono caduta dalle nuvole. E mi sono fatta parecchio male.
Fanculo, ho la testa a puttane ormai.
Questa vita è una condanna.
Però che dovrei fare? Quando mi
manchi e ho i sensi di colpa? Quando non riesco a pensare ad altro se non di
quel pomeriggio passato su una panchina davanti al lago? Quando nessuno qui mi
capisce ed io sono costretta a stare in silenzio anche se vorrei urlare a
squarciagola il tuo nome? Che devo fa'?
Scrivo di te. E anche quando non scrivo
di te, lo dedico a te.
È l'unica cosa che ho, Che. L'unica
che mi è rimasta. L'unica in cui posso averti ancora, in cui ti posso vedere,
parlare, sfiorare. L'unica in cui riesco a rifugiarmi, a starci meno male.
L'unica che sono in grado di fare
bene, che mi fa sentire meglio, che mi dà speranza. L'unica che ti rende
lontanamente onore.
Ma perché proprio a te?
Perché non a quell'altro stronzo?
Perché te e non me?
Comunque il numero tre me lo tatuo,
te lo giuro.