sei uno stronzo, lo sei sempre stato.
Avrei dovuto capirlo fin dall’inizio,
fin dalla prima volta in cui ho visto i tuoi curiosi occhi verdi che mi
scrutavano mentre mi sedevo vicino a te in autobus e mi facevi mille domande.
Un autobus che presi per puro
sbaglio, e che non avrei mai dovuto prendere: un piccolo errore e la mia vita è cambiata per sempre.
Avrei dovuto capirlo quando cercavo
le attenzioni che non mi davi mai, quando ti coccolavo e tu rimanevi
impassibile, quando ti sorridevo e non ricambiavi.
Quando ti aiutavo a ripetere inglese,
e mi impegnavo come una pazza per paura che venissi bocciato, quando ti passavo
i compiti e ti difendevo a spada tratta.
Avrei dovuto capirlo dopo tutte le
risposte cattive, dopo tutti i litigi e gli insulti, dopo i tuoi sguardi pieni
di odio che mi guardavano come se fossi uno schifo, una merda, una nullità.
Quando ti cercavo e tu non mi degnavi
di un minimo sguardo gentile, quando piangevo e ti dicevo che ero confusa, che non ce la
facevo più, che me ne volevo andare.
Avrei dovuto capirlo dopo tutte le
nostre litigate, alla mattina presto, quando io stavo male e urlavo mentre tu
rimanevi indifferente, e non perché tu sia mai stato un uomo forte o maturo, ma
semplicemente perché non te ne è mai fregato nulla.
E mi facevi male, mi si contorceva lo
stomaco ad ogni tua parola crudele e aspra, non reggevo il pensiero di non
riuscire a far parte della tua vita nel modo in cui volevo.
Poi ci fu il bacio, e ti giuro che
per un secondo ci avevo creduto, a noi, ad un futuro, ad un legame sincero, ma
sei riuscito a rovinare tutto il giorno dopo, con il buio negli occhi e
il veleno in bocca.
Non ho mai capito il perché di quel
bacio, mi ferivi così tanto, discutevamo così tanto, eppure mi avevi baciato.
Mi ero illusa, pensavo davvero che le
cose potessero andare meglio, con meno liti, meno incertezze, meno lacrime.
E mi fidavo, nonostante fossimo
costantemente aggrappati ad una altalena che si alzava e abbassava troppo
velocemente, mi fidavo.
Ma tu mi hai fottuto come solo i vermi sanno fare.
Hai scelto i tuoi amici, e mi andava
bene, ma hai anche scelto di abbandonarmi, di lasciarmi sola con i miei demoni,
nonostante tu sapessi di tutti i miei casini, di tutta la merda in cui mi
trovavo.
Hai preferito voltarti dall’altra
parte, fregartene, tradirmi e spogliarmi dei miei segreti davanti a tutti.
Mi hai trattato come se fossi
l’ultima ragazza sulla Terra, come se ti avessi ferito a tal punto da meritarmi
di sentirmi una squilibrata, una pazza da cui stare lontano, una fiamma da
evitare per non essere bruciati.
E mi dispiace, sai? Perché ci tenevo
davvero, e tu eri tanto, più di quanto avresti dovuto.
Perché potevamo essere qualcosa di
grande, qualcosa di bello, ma hai preferito la via più facile, senza
difficoltà, senza momenti duri, senza una come me.
Probabilmente la colpa è mia, sono esageratamente
complicata, eccessivamente ambiziosa, e forse ci spero anche troppo: do troppa
fiducia a chi non fa nulla per meritarsela.
Mi dispiace per me, perché ti volevo
bene e mi hai ferito, rovinandomi per sempre.
Mi dispiace perché so quanto ti ho
voluto, so quanto ti ho dato e quanto poco ho ricevuto indietro.
Forse devo capire ancora tante cose,
forse non ero io quella pronta, forse mi facevo troppi problemi, pensavo troppo
e ti ho spaventato.
Non lo so, non lo so più a chi dare
la colpa.
Il problema è che io ti penso, mi dispero, grido, divento
pazza, ma tu?
Tu a cosa cazzo pensavi?
A cosa cazzo pensavi quando mi hai
voltato le spalle, quando mi baciavi e il giorno dopo mi facevi piangere?
Dove eri quando stavo male?
Dove sei ora, S.?
Dove cazzo sei?