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Mary Loú Hill. Peace, love, empathy.

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05 dicembre, 2017

Dove sei?

Caro S.,
sei uno stronzo, lo sei sempre stato.
Avrei dovuto capirlo fin dall’inizio, fin dalla prima volta in cui ho visto i tuoi curiosi occhi verdi che mi scrutavano mentre mi sedevo vicino a te in autobus e mi facevi mille domande.
Un autobus che presi per puro sbaglio, e che non avrei mai dovuto prendere: un piccolo errore e la mia vita è cambiata per sempre.
Avrei dovuto capirlo quando cercavo le attenzioni che non mi davi mai, quando ti coccolavo e tu rimanevi impassibile, quando ti sorridevo e non ricambiavi.
Quando ti aiutavo a ripetere inglese, e mi impegnavo come una pazza per paura che venissi bocciato, quando ti passavo i compiti e ti difendevo a spada tratta.
Avrei dovuto capirlo dopo tutte le risposte cattive, dopo tutti i litigi e gli insulti, dopo i tuoi sguardi pieni di odio che mi guardavano come se fossi uno schifo, una merda, una nullità.
Quando ti cercavo e tu non mi degnavi di un minimo sguardo gentile, quando piangevo e ti dicevo che ero confusa, che non ce la facevo più, che me ne volevo andare.
Avrei dovuto capirlo dopo tutte le nostre litigate, alla mattina presto, quando io stavo male e urlavo mentre tu rimanevi indifferente, e non perché tu sia mai stato un uomo forte o maturo, ma semplicemente perché non te ne è mai fregato nulla.
E mi facevi male, mi si contorceva lo stomaco ad ogni tua parola crudele e aspra, non reggevo il pensiero di non riuscire a far parte della tua vita nel modo in cui volevo.
Poi ci fu il bacio, e ti giuro che per un secondo ci avevo creduto, a noi, ad un futuro, ad un legame sincero, ma sei riuscito a rovinare tutto il giorno dopo, con il buio negli occhi e il veleno in bocca.
Non ho mai capito il perché di quel bacio, mi ferivi così tanto, discutevamo così tanto, eppure mi avevi baciato.
Mi ero illusa, pensavo davvero che le cose potessero andare meglio, con meno liti, meno incertezze, meno lacrime.
E mi fidavo, nonostante fossimo costantemente aggrappati ad una altalena che si alzava e abbassava troppo velocemente, mi fidavo.
Ma tu mi hai fottuto come solo i vermi sanno fare.
Hai scelto i tuoi amici, e mi andava bene, ma hai anche scelto di abbandonarmi, di lasciarmi sola con i miei demoni, nonostante tu sapessi di tutti i miei casini, di tutta la merda in cui mi trovavo.
Hai preferito voltarti dall’altra parte, fregartene, tradirmi e spogliarmi dei miei segreti davanti a tutti.
Mi hai trattato come se fossi l’ultima ragazza sulla Terra, come se ti avessi ferito a tal punto da meritarmi di sentirmi una squilibrata, una pazza da cui stare lontano, una fiamma da evitare per non essere bruciati.
E mi dispiace, sai? Perché ci tenevo davvero, e tu eri tanto, più di quanto avresti dovuto.
Perché potevamo essere qualcosa di grande, qualcosa di bello, ma hai preferito la via più facile, senza difficoltà, senza momenti duri, senza una come me.
Probabilmente la colpa è mia, sono esageratamente complicata, eccessivamente ambiziosa, e forse ci spero anche troppo: do troppa fiducia a chi non fa nulla per meritarsela.
Mi dispiace per me, perché ti volevo bene e mi hai ferito, rovinandomi per sempre.
Mi dispiace perché so quanto ti ho voluto, so quanto ti ho dato e quanto poco ho ricevuto indietro.
Forse devo capire ancora tante cose, forse non ero io quella pronta, forse mi facevo troppi problemi, pensavo troppo e ti ho spaventato.
Non lo so, non lo so più a chi dare la colpa.
Il problema è che io ti penso, mi dispero, grido, divento pazza, ma tu?
Tu a cosa cazzo pensavi? 
A cosa cazzo pensavi quando mi hai voltato le spalle, quando mi baciavi e il giorno dopo mi facevi piangere?
Dove eri quando stavo male?
Dove sei ora, S.?
Dove cazzo sei?

11 novembre, 2017

Come una lucciola

Ero stanca di tutto.
Delle solite strade, dei soliti odori, delle stesse voci di sempre, delle notti passate a pensare e pensare, dei soliti jeans, delle solite persone.
Stanca del tempo che passa e di dovergli correre dietro senza mai rallentare, di chi se ne va per sempre, di chi rimane ma non è più lo stesso di prima.
Delle solite canzoni, tristi e malinconiche, e di piangere lacrime assai salate per dei sogni troppo dolci.
Stanca dei segreti, di dovermene stare zitta e tenermi tutto dentro, di chiedere scusa anche quando non è colpa mia, di dover seguire regole che né comprendo né condivido.
Delle persone noiose, di quelle che non gioiscono né danzano mai, delle banalità, delle frasi scontate e delle scelte prevedibili.
Di lui, della sua voce, del suo modo di camminare, del suo credersi migliore e convincere anche me, di immaginare ciò che mai saremo.
Ero stanca di dovermi sempre mantenere in equilibrio su una corda che si rimpiccioliva sempre più, nonostante i pugni e le spinte, e non poter cadere mai.
Volevo solo vivere, ridere, ballare, scrivere, viaggiare; volevo trovare del colore in mezzo a tutto quel grigio.
Invece mi ritrovai imprigionata in un limbo di eterna apatia, monotonia, indifferenza: un infinito gelo che mi uccideva lentamente.
Ero convinta di non poter mai provare la sensazione di vivere davvero, di non raggiungere il mio nirvana, di non riuscire a colorare il mio mondo.
Mi sentivo come una lucciola intrappolata in un barattolo: non importava quanto fossi forte e luminosa, se nessuno si fosse affrettato ad aprire il coperchio, mi sarei spenta per sempre.

08 ottobre, 2017

On the road

"A quel tempo danzavano per le strade come pazzi
e io li seguivo a fatica come ho fatto tutta la vita con le persone che mi interessano,
perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi,
i pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza,
i pazzi del tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai
e non dicono mai banalità ma bruciano,
bruciano, bruciano come favolosi fuochi d’artificio gialli
che esplodono simili a ragni sopra le stelle
e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno “Oooooh!”

- Jack Kerouac, Sulla strada

                                                        dal film "On the road"









L'ultimo bacio

"Mille violini suonati dal vento L'ultimo abbraccio, mia amata bambina Nel tenue ricordo di una pioggia d'argento Il senso s...

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