E alla fine
ti ritrovi a dire addio a tutte le persone che hai amato nella tua vita e
doverle abbandonare al loro destino per sempre. Fa male, perché sai che ti
dimenticheranno molto prima di quanto lo farai tu e perché hai paura di
soffrire così tanto da non riuscire mai più ad essere felice.
È che a
volte non vuoi dirglielo questo addio, non riesci proprio a farlo, a
pronunciarlo, è troppo. Non ce la fai a guardarlo negli occhi e supplicarlo di
non andarsene, non lo accetti, non puoi cambiare pagina e dimenticare tutto
quanto in una sola notte. Non si può dimenticare, non quando non hai
nient'altro di bello da ricordare.
Come si fa
a dire addio quando non hai mai smesso di amare? Quando non hai mai smesso di
guardarlo ogni mattina all'entrata di scuola, anche dopo tutta la merda che ti
ha tirato addosso? Quando hai sempre fatto in modo che gli andasse tutto bene,
che non stesse mai male, che non si sentisse mai solo? Quando ogni giorno
uscivi da scuola con due sigarette in mano sperando che volesse fermarsi a
parlare e fumare con te come facevate un tempo? Quando lo volevi proteggere da
ogni spina delle rose della vita, e ogni ambulanza che sentivi ti faceva
entrare in paranoia? Quando vivevi con la paura di vederlo soffrire e alla fine
a soffrire ci sei finita tu?
Non ci
riesci. Anche se lo vuoi. Non ce la fai. Puoi solo piangere e dimenarti e
urlare fino a perdere la voce e sentirti mancare l'aria e avere il cuore
pesante come un oceano intero. È come avere una pietra enorme nel petto, che
pesa e ti piega fino a spezzarti.
E come fai
quando perdi tutti i tuoi punti di riferimento? Quando ti ritrovi completamente
fottutamente sola e hai mille giornate di merda tutte insieme? Quando passi le
notti in silenzio, in un letto freddo a fissare il vuoto, e a fine giornata hai
le labbra screpolate dalle troppe lacrime che hanno solcato le tue guance?
Quando la notte non chiudi occhio perché le paure ti divorano, ti consumano?
E poi lo
stomaco, tutto contorto, che ogni volta che ti sdrai inizia a farti male,
perché a furia di piangere l'hai contratto troppo, e ti senti ancora di più uno
schifo perché sei consapevole di starti rovinando. Perché lo sai che stai
mandando tutto a puttane, ma sei così tanto distrutta che non te ne frega più
un cazzo.
Dio, mi
sento così tanto giù, sto toccando il fondo, sto mollando la presa.
E me ne sto
qui fuori, sola, al freddo, con le mani a pugno nelle tasche vuote, a guardare
queste case tutte uguali con gli occhi pieni di sogni irraggiungibili, mentre
il mio respiro si trasforma in fumo e piango perché ora le cose sono cambiate
così tanto e io non riesco ad accettarlo. È tutto così grigio, così triste,
cosí vuoto, mi hanno tolto tutto. Mi avete tolto tutto. Mi sono tolta tutto.
Mi
mancherai in ogni modo in cui una persona può mancare a un'altra, e ti ringrazierò
fino alla morte per avermi regalato i ricordi più belli della mia gioventù.
Perché te lo giuro, sei una delle cose più belle che io abbia mai sfiorato. Eri
tanto, sei tanto e, anche se ora hai deciso di andartene e non sarai più qui,
sarai ancora tanto.
E penso a
tutte le volte in cui mi lamentavo perché mi rubavi le sigarette, a quando non
riuscivo a dirti di no perché mi facevi gli occhiolini e mi adulavi. Rubamene
ancora una, ora, ti prego. Torna a scuola domani, fermami, guardami negli occhi
e chiedimene una. Te lo prometto, se ritorni, ti tengo da parte tutte le
sigarette che vuoi. Ce le fumiamo all'uscita, e poi scendiamo in stazione con
tutti gli altri, e parliamo, scherziamo e ridiamo. E ci passiamo l'accendino
mano per mano, ci guardiamo negli occhi e ci diciamo tutto quello che ci è
successo in questi mesi e ascoltiamo una di quelle canzoni terribili che ami
tanto. Come ai vecchi tempi, te li ricordi? Io sí, molto bene, sono ciò che più
si avvicina alla mia idea di felicità.
Mai come
ora ho desiderato di poter tornare indietro nel tempo e rivivere tutto da capo.
Perché te lo giuro, rifarei tutto quanto. Nessuna lacrima scesa per te é mai
stata sprecata. A dire il vero, niente è stato sprecato se per te. Ti amo
ancora come la prima volta che ti ho visto in quella sera d'estate, in quel
locale buio a fumare paure e ridere del futuro.
E l'idea
che ti rifarai una nuova vita lontano da me e amerai una ragazza che non sono
io e la bacerai e la toccherai e le canterai le filastrocche per farla addormentare
e accarezzerai i suoi capelli con tutto quell'amore che non mi hai mai dato, mi
fa sentire un granello di sabbia nel mezzo di una tempesta. Spero solo che non
ti faccia mai sentire come a volte mi sono sentita io con te, perché lo
prenderei io il tuo dolore piuttosto che vederti ridotto come cenere di un
fuoco ormai spento.
E ora che
non ci sei piú hai tolto la poca magia che rimaneva a questo posto, hai
cambiato tutto quanto e mi hai costretto a convivere con un incubo che mi sta
logorando piano piano. Ogni mattina mi alzo per andare in un posto che odio,
con persone che odio a fare qualcosa che odio, ed è così ogni santo maledetto
giorno, completamente alienata, come uno di quegli operai di cui parlava Karl
Marx. E finisco per detestare tutto quanto, tutti quanti, e mi fa schifo ogni
cosa e vedo solo merda, merda e merda.
E vorrei
solo urlare e buttare tutto fuori, ma la verità è che è talmente tanto che non
ci riesco, come quando giri un vaso e l'acqua è talmente tanta che non riesce
ad uscire. È che non ce la faccio, non lo so spiegare come mi sento in questo
momento. Nessuna parola renderebbe onore a te e a quello che mi hai dato.
Nessuna canzone potrebbe dare la stessa sensazione di tutti questi ricordi che
si stanno offuscando. Nessun libro, nessuna frase, nessun film, nessun fiore,
nessuna persona. Niente è come te. Nessuno é come te. Come diceva de Montaigne
"Perché era lui, perché ero io". Basta. Non c'è nient'altro da
spiegare. Non lo si può spiegare. Tu eri tu.
P.S. una
sigaretta ogni tre mesi, te lo ricordi? Ho fatto il conto, te ne devo cinque.
Se le tengo da parte, torni?