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26 ottobre, 2018

Torna a casa

E alla fine ti ritrovi a dire addio a tutte le persone che hai amato nella tua vita e doverle abbandonare al loro destino per sempre. Fa male, perché sai che ti dimenticheranno molto prima di quanto lo farai tu e perché hai paura di soffrire così tanto da non riuscire mai più ad essere felice.
È che a volte non vuoi dirglielo questo addio, non riesci proprio a farlo, a pronunciarlo, è troppo. Non ce la fai a guardarlo negli occhi e supplicarlo di non andarsene, non lo accetti, non puoi cambiare pagina e dimenticare tutto quanto in una sola notte. Non si può dimenticare, non quando non hai nient'altro di bello da ricordare.
Come si fa a dire addio quando non hai mai smesso di amare? Quando non hai mai smesso di guardarlo ogni mattina all'entrata di scuola, anche dopo tutta la merda che ti ha tirato addosso? Quando hai sempre fatto in modo che gli andasse tutto bene, che non stesse mai male, che non si sentisse mai solo? Quando ogni giorno uscivi da scuola con due sigarette in mano sperando che volesse fermarsi a parlare e fumare con te come facevate un tempo? Quando lo volevi proteggere da ogni spina delle rose della vita, e ogni ambulanza che sentivi ti faceva entrare in paranoia? Quando vivevi con la paura di vederlo soffrire e alla fine a soffrire ci sei finita tu?
Non ci riesci. Anche se lo vuoi. Non ce la fai. Puoi solo piangere e dimenarti e urlare fino a perdere la voce e sentirti mancare l'aria e avere il cuore pesante come un oceano intero. È come avere una pietra enorme nel petto, che pesa e ti piega fino a spezzarti.
E come fai quando perdi tutti i tuoi punti di riferimento? Quando ti ritrovi completamente fottutamente sola e hai mille giornate di merda tutte insieme? Quando passi le notti in silenzio, in un letto freddo a fissare il vuoto, e a fine giornata hai le labbra screpolate dalle troppe lacrime che hanno solcato le tue guance? Quando la notte non chiudi occhio perché le paure ti divorano, ti consumano?
E poi lo stomaco, tutto contorto, che ogni volta che ti sdrai inizia a farti male, perché a furia di piangere l'hai contratto troppo, e ti senti ancora di più uno schifo perché sei consapevole di starti rovinando. Perché lo sai che stai mandando tutto a puttane, ma sei così tanto distrutta che non te ne frega più un cazzo.
Dio, mi sento così tanto giù, sto toccando il fondo, sto mollando la presa. 
E me ne sto qui fuori, sola, al freddo, con le mani a pugno nelle tasche vuote, a guardare queste case tutte uguali con gli occhi pieni di sogni irraggiungibili, mentre il mio respiro si trasforma in fumo e piango perché ora le cose sono cambiate così tanto e io non riesco ad accettarlo. È tutto così grigio, così triste, cosí vuoto, mi hanno tolto tutto. Mi avete tolto tutto. Mi sono tolta tutto.
Mi mancherai in ogni modo in cui una persona può mancare a un'altra, e ti ringrazierò fino alla morte per avermi regalato i ricordi più belli della mia gioventù. Perché te lo giuro, sei una delle cose più belle che io abbia mai sfiorato. Eri tanto, sei tanto e, anche se ora hai deciso di andartene e non sarai più qui, sarai ancora tanto.
E penso a tutte le volte in cui mi lamentavo perché mi rubavi le sigarette, a quando non riuscivo a dirti di no perché mi facevi gli occhiolini e mi adulavi. Rubamene ancora una, ora, ti prego. Torna a scuola domani, fermami, guardami negli occhi e chiedimene una. Te lo prometto, se ritorni, ti tengo da parte tutte le sigarette che vuoi. Ce le fumiamo all'uscita, e poi scendiamo in stazione con tutti gli altri, e parliamo, scherziamo e ridiamo. E ci passiamo l'accendino mano per mano, ci guardiamo negli occhi e ci diciamo tutto quello che ci è successo in questi mesi e ascoltiamo una di quelle canzoni terribili che ami tanto. Come ai vecchi tempi, te li ricordi? Io sí, molto bene, sono ciò che più si avvicina alla mia idea di felicità. 
Mai come ora ho desiderato di poter tornare indietro nel tempo e rivivere tutto da capo. Perché te lo giuro, rifarei tutto quanto. Nessuna lacrima scesa per te é mai stata sprecata. A dire il vero, niente è stato sprecato se per te. Ti amo ancora come la prima volta che ti ho visto in quella sera d'estate, in quel locale buio a fumare paure e ridere del futuro.
E l'idea che ti rifarai una nuova vita lontano da me e amerai una ragazza che non sono io e la bacerai e la toccherai e le canterai le filastrocche per farla addormentare e accarezzerai i suoi capelli con tutto quell'amore che non mi hai mai dato, mi fa sentire un granello di sabbia nel mezzo di una tempesta. Spero solo che non ti faccia mai sentire come a volte mi sono sentita io con te, perché lo prenderei io il tuo dolore piuttosto che vederti ridotto come cenere di un fuoco ormai spento.
E ora che non ci sei piú hai tolto la poca magia che rimaneva a questo posto, hai cambiato tutto quanto e mi hai costretto a convivere con un incubo che mi sta logorando piano piano. Ogni mattina mi alzo per andare in un posto che odio, con persone che odio a fare qualcosa che odio, ed è così ogni santo maledetto giorno, completamente alienata, come uno di quegli operai di cui parlava Karl Marx. E finisco per detestare tutto quanto, tutti quanti, e mi fa schifo ogni cosa e vedo solo merda, merda e merda.
E vorrei solo urlare e buttare tutto fuori, ma la verità è che è talmente tanto che non ci riesco, come quando giri un vaso e l'acqua è talmente tanta che non riesce ad uscire. È che non ce la faccio, non lo so spiegare come mi sento in questo momento. Nessuna parola renderebbe onore a te e a quello che mi hai dato. Nessuna canzone potrebbe dare la stessa sensazione di tutti questi ricordi che si stanno offuscando. Nessun libro, nessuna frase, nessun film, nessun fiore, nessuna persona. Niente è come te. Nessuno é come te. Come diceva de Montaigne "Perché era lui, perché ero io". Basta. Non c'è nient'altro da spiegare. Non lo si può spiegare. Tu eri tu.

P.S. una sigaretta ogni tre mesi, te lo ricordi? Ho fatto il conto, te ne devo cinque. Se le tengo da parte, torni?

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