Ho smesso
di preoccuparmi dell’inutile, non dopo aver visto quanto le cose possano
cambiare da un momento all’altro. Quanto sia difficile rimanere a galla mentre
si sta affogando in un oceano di lacrime. Non dopo aver visto morire gente
troppo giovane, troppo buona, troppo innocente.
Cerco di
godermi le piccole cose belle perché so che tra poco tutto svanirà, ed io non
sarò più la stessa di prima. La calma finirà, cambieranno parecchie cose, e
tutto ciò che ho ora, un giorno non lo avrò più.
Lo vedo
negli occhi di mia madre ogni mattina, con il volto ormai invecchiato di dieci
anni, mentre fa i conti con il malore di questa estate, che non la farà più
tornare come prima. Lo vedo nel viso dell’unico ragazzo che io abbia mai amato
in vita mia, ormai segnato dai tormenti e dall’oscurità del vicolo cieco che ha
scelto di prendere. Lo vedo sul mio corpo ogni volta che mi specchio, la
mattina presto o la sera prima di andare a dormire: ho tutto scritto addosso.
L’ansia, la paranoia, i tremori, le paure, i pianti, le delusioni, la frenetica
ricerca di attenzioni vane, il pensiero costante di perdere chi amo. La mia
cazzo di testa che non smette mai di funzionare, nemmeno quando dormo.
Ho gli
incubi ogni santa volta che chiudo gli occhi, ogni cazzo di volta: sogno chi
ormai non c’è più, illudendomi di averli ancora accanto a me, per poi
svegliarmi di colpo e ricordarmi, sempre e per sempre, la dura verità. È un
periodo in cui mi sento follemente felice e profondamente triste allo stesso
tempo. Come quando vinci un premio ma in cuor tuo sai di non meritarlo, e
allora ti rimanere quel gusto amaro in bocca per giorni interi.
Sono andata
ad un concerto che sognavo da tempo, ho conosciuto tantissima gente, mi sono
innamorata di due occhi blu che non ho più rivisto, ho cantato a squarciagola e
saltato tutta notte. Poi sono andata a ballare mille volte, ho preso tanti bei
voti a scuola, ho anche conosciuto un ragazzo che è gentile e pacifico come lo
desidera ogni madre per la propria figlia.
Eppure mi
manca qualcosa. Vorrei sentirmi libera una volta tanto, sbloccarmi, distruggere
le catene che frenano il mio cervello. Ci sono sere che mi sento spenta, come
cenere abbandonata sull’asfalto freddo di qualche cittadina anonima. Altre
notti ho un fuoco dentro, che mi brucia viva lacerandomi la pelle.
Ho diciotto
anni, ma spesso me ne sento trenta in più. Vorrei godermi le cose con
spensieratezza, ma non ne sono proprio capace. Più ci provo e più peggioro.
Forse ci sono persone che non sono fatte per vivere tranquille in questo mondo,
e da un lato sono grata di non essere come gli altri.
Però a
volte, nel profondo del mio cuore, vorrei poter respirare a pieni polmoni e
godermi il momento senza pensare ad altro. Vorrei tornare a prima che te ne
andassi.