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Mary Loú Hill. Peace, love, empathy.

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07 giugno, 2019

Tre

23/05/2019
Tre. Tre anni. Ti conosco da quando avevo tre anni. Eri il migliore amico di mio fratello, e questo ti faceva diventare quasi come lui, come un secondo fratello ma senza litigi. L'ammirazione che provavo per te penso di non averla più sentita per nessun altro, Che. Sei sempre stato una leggenda in casa mia, e non smetterai mai di esserlo.
I compleanni. Dio, i compleanni di mio fratello. Te le ricordi le ore ed ore passate a combattere con le spade laser di Star Wars? Del robot che sparava dischetti di gomma e dei panini alla nutella di mia madre? E di quando io salivo sul mini-trattore e tu mi spingevi per tutto il giardino? Ero così piccola, così fuori luogo: non facevo altro che intrufolarmi nelle partite di calcetto e infastidire chiunque. A te non te ne è mai fregato un cazzo che fossi più giovane, femmina e pure un po' stupida. Eri l'unico che giocava con me e si preoccupava di farmi divertire e farmi sentirmi parte della festa. Ti è sempre piaciuto aiutare gli ultimi. Forse perché sai come ci si sente. Forse perché eri troppo buono per potertene fregare.
Perdersi di vista dopo è inevitabile, si cambia scuola e si cambiano giri, tu ti sei trasferito ed io sono rimasta qui. Non ci siamo visti per tanto tempo, ma questo non significa che io abbia mai smesso di pensarti o di parlare di te. Non significa che faccia meno male.
Poi sono cresciuta e in un attimo mi sono ritrovata alle superiori, al primo anno di quella scuola che col tempo avrei finito per odiare. È stato un attimo, ho girato l'angolo del corridoio per arrivare in palestra e tu eri lì, appoggiato al calorifero mentre scherzavi con i tuoi compagni. Eri alto il doppio, se non il triplo, con il viso da adulto e l'aria sicura, meno spaesata di quando eri bambino. È bastato uno sguardo per capirsi. Sì, perché nonostante fossi cresciuto, avevi gli stessi occhi di sempre, allegri e rassicuranti, che ti rendevano un riparo durante la tempesta. Me lo ricordo ancora quel pomeriggio a casa, di quanto ero felice di averti visto, "Mamma non sai chi ho trovato".
Non me lo dimentico il tremore per il tuo primo messaggio, qualche giorno dopo esserci visti, e della gioia nel sapere che mi avevi riconosciuta. Mi chiedevi di mio fratello, parlavi di quando eravamo piccoli, di quanto ero cambiata. Quei messaggi li ho persi tutti, abbandonati su un vecchio cellulare rotto: pagherei sofferenze eterne per poterli riavere. Leggere di cosa parlavamo, di tutti i frammenti di infanzia che avevamo ricostruito, di tutte le domande che mi facevi e di quanto io fossi incapace di rispondere.
Sei stato il primo appuntamento. Me lo ricordo ancora. In pullman morivo d'ansia quando ho letto sul cellulare che volevi vedermi. Le mie amiche mi guardavano e ridevano mentre mi sistemavo i capelli e chiedevo mille consigli. Poi quegli infiniti minuti seduta sul pezzo di legno del parco giochi, mentre impazzivo perché eri in ritardo. Quel pomeriggio passato sulla panchina davanti al lago, mentre parlavamo di quando eravamo bambini, te lo giuro, non lo scorderò mai. Del ritratto che volevi farmi, del mio imbarazzo perenne, del senso di protezione che mi davi, di quelle domande che mi lasciavano perplessa. Di quando mi raccontasti della Cambogia e di tutti i viaggi che volevi fare, del mio silenzio mentre parlavi, completamente rapita da ogni tuo piccolo e dolce gesto. Del gioco dei tre baci, Che, quella sarà una cosa che rimarrà per sempre nostra, e me la porterò nel cuore per l'eternità.
Lo so che a volte sono stronza, e forse ho fermato la cosa troppo in fretta, troppo bruscamente, però lo sapevi quanto ti volessi bene. Anche se forse non te l'ho detto, non te l'ho dimostrato abbastanza, non ho fatto quanto potevo. Forse negli ultimi tempi ti sentivi solo ed io avrei potuto esserci per te, aiutarti, proteggerti come facevi tu con me quando eravamo piccoli. Forse se ci fossimo ritrovati ora ci saremmo capiti molto più di quanto avessimo mai fatto.
Non sei solo la notizia su un giornale di paese. Non sei una tragedia del venerdì sera. Non sei solo un fiore strappato da un bambino capriccioso nel pieno della primavera. Non lo sei, Che. Non sei un poverino ucciso da uno stronzo ubriaco. Non sei un messaggio di addio lasciato su quel maledetto ciglio della strada. Non sei cenere.
Per me sei stato tanto, tanto di più. Un fratello, un amico, un amore. Una casa. E lo giuro su tutto ciò che ho, su ogni singola minuscola cosa: non ti dimentico.

"E senza dire parole, nel mio cuore ti porterò"
Il tuo funerale è tre anni esatti dopo il primo messaggio che mi hai inviato. Tre anni. Come quelli che avevo quando ti ho conosciuto. 
Non ti perdonerò mai per essertene andato così. Mai.


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